Visibilità, anima del mondo
"È giunto il momento di rispondere alla domanda che m’ero posto riguardo alle due correnti secondo Starobinski: l’immaginazione come strumento di conoscenza o come identificazione con l’anima del mondo. A chi va la mia opzione? Stando a quanto dicevo, dovrei essere un deciso fautore della prima tendenza, perché il racconto è per me unificazione d’una logica spontanea delle immagini e di un disegno condotto secondo un’intenzione razionale. Ma nello stesso tempo ho sempre cercato nella immaginazione un mezzo per raggiungere una conoscenza extraindividuale, extrasoggettiva; dunque sarebbe giusto che mi dichiarassi più vicino alla seconda posizione, quella dell’identificazione con l’anima del mondo. Ma c’è un’altra definizione in cui mi riconosco pienamente ed è l’immaginazione come repertorio del potenziale, dell’ipotetico, di ciò che non è né è stato né forse sarà ma che avrebbe potuto essere."
(Calvino, Lezioni americane, Sei proposte per il prossimo millennio, Visibilità)
Immaginazione come mezzo per conoscere |
Se da un lato l'immaginazione può anche essere fuga dal presente, con questa definizione emerge un collegamento con il passato, portando l’attenzione su quegli eventi che ripeschiamo dalla memoria con rimpianto; anche questo per certi versi è un modo di conoscere se stessi, sviluppando uno spirito critico nei nostri stessi confronti che, anche se difficilmente porterà a dei grossi cambiamenti al nostro modo di agire, quantomeno lascerà in noi la consapevolezza dei nostri gesti, facendoci pensare due volte prima di agire, e se dovessimo fallire ogni volta non saremo sicuramente vincitori e neanche perdenti, ma uomini privi di coraggio e sognatori incapaci di far propria la loro vita, vivendo passivamente ogni istante, succubi del proprio destino.
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