Riflessioni
Auschwitz, "il lavoro rende liberi" |
“La
memoria ci aiuta a ricordare in silenzio” recita l’Ecclesiaste,
in quanto esiste un tempo per tacere ed un tempo per parlare. La
memoria incita a testimoniare pronunciando ad alta voce la verità,
perché intrattiene un rapporto privilegiato con la storia.
Il
sentimento del passato ed il presentimento del futuro coesistono,
risultano compresenti nella coscienza del nostro sentire e pensare
quotidiano. Prima che oggetto delle neuroscienze e della psicologia,
la memoria rappresenta un grande patrimonio individuale e collettivo,
riconosciuto come tale dal senso comune.
Una
disgrazia per l’uomo è sprofondare con la mente nell'oblio,
perché senza memoria l’individuo è fortemente diminuito nella
propria personalità. Altrettanto può dirsi di una collettività che
senza il ricordo rimemorativo risulta evidentemente minorata nella
propria identità culturale e storica. Dunque tra storia e memoria il
terzo elemento è l’oblio, ma anche il perdono che cancella, per
riscattare una memoria dimenticata dall'indifferenza generale.
Quanto della memoria individuale si deposita in quella collettiva rappresenta una possibilità molto limitata, perché ogni ricordo personale consegna e trasmette pensieri, emozioni, stati d’animo selettivamente alla memoria collettiva, in grado di recepire le “biblioteche viventi”, la narrazione di ricordi delle vite degli anziani, legittimi depositari di un più lungo passato.
La memoria collettiva deve andare di pari passo con il ricordo individuale con la presa di coscienza di possedere una personalità inserita nel mondo.
In controtendenza al ruolo dell'educazione scolastica oggi non si privilegia una storia per eventi nel senso del perenne fluire degli avvenimenti, ma una storia per problemi e questioni, in modo diacronico, imposto dalla frenesia dei mass media.
George Orwell, 1984 |
Dal contesto degli eventi i problemi emergono per necessità intrinseca, nel raccordo antitetico tra valore del ricordo della memoria e civiltà dei consumi tendente a bruciare il passato ed il presente che immediatamente in continuo moto di accelerazione e di efficientistica selettività si trasformano in passato da dimenticare ed archiviare.
Da questo punto di vista l’istruzione dovrebbe svolgere la nobile funzione in opposizione al pericolo che l’accelerazione del tempo prodotto dal consumismo elimini la consapevolezza del valore e dignità del passato individuale e collettivo.
Se è vero che la memoria è custode del tempo non possiamo pensare di ricordare eliminando il tempo e la storia per come si è svolta in verità. La speranza va conservata ed alimentata dal ricordo per continuare a credere nella "intima bontà dell’uomo”, perché è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della guerra, della distruzione, della miseria, della confusione.
La storia è un progresso positivo che volge al bene, rinnovandosi alla pace, per cui anche la spietata durezza dei conflitti cesserà e ritorneranno l’ordine, la pace, la serenità. E anche se tutto dovesse ripetersi all'infinito ogni volta sarà diversa dalle precedenti. Anche se la pietas allevia le ferite del tempo, le cicatrici resteranno per sempre tra i ricordi degli uomini, verranno custoditi nella memoria e lo renderanno responsabile dell’azione nel passato, come protagonista delle storie individuali, inserite nei plurimi contesti collettivi della Storia globale in continua evoluzione, e tutto questo grazie alla nobile azione del ricordare il passato.
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