Riflessioni

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Auschwitz, "il lavoro rende liberi"
Ogni anno, il 27 Gennaio, si celebra “Il giorno della memoria” per ricordare la Shoah, il volto crudele di “Auschwitz”. La memoria è in grado di sconfiggere il male che tuttora si annida nella società in cui viviamo. Le si riconosce un valore terapeutico in quanto dotata della capacità di vincere quella malattia sociale definita indifferenza”, perché reca in sé la capacità di rimuovere quei presupposti anticulturali ed antimorali che hanno permesso che la Shoah venisse pensata, organizzata e compiuta sistematicamente.

“La memoria ci aiuta a ricordare in silenzio” recita l’Ecclesiaste, in quanto esiste un tempo per tacere ed un tempo per parlare. La memoria incita a testimoniare pronunciando ad alta voce la verità, perché intrattiene un rapporto privilegiato con la storia.
Il sentimento del passato ed il presentimento del futuro coesistono, risultano compresenti nella coscienza del nostro sentire e pensare quotidiano. Prima che oggetto delle neuroscienze e della psicologia, la memoria rappresenta un grande patrimonio individuale e collettivo, riconosciuto come tale dal senso comune.
Una disgrazia per l’uomo è sprofondare con la mente nell'oblio, perché senza memoria l’individuo è fortemente diminuito nella propria personalità. Altrettanto può dirsi di una collettività che senza il ricordo rimemorativo risulta evidentemente minorata nella propria identità culturale e storica. Dunque tra storia e memoria il terzo elemento è l’oblio, ma anche il perdono che cancella, per riscattare una memoria dimenticata dall'indifferenza generale.
La memoria documentaria è discriminata, quella letteraria è selettiva e fonda il futuro perché non è necessario ricordare tutto, ma solo ciò che è importante, per cui la memoria culturale deve essere selettiva per essere produttiva, fondando un sistema di valori non basato sulla totalità indifferenziata, ma sulla selezione, la scelta, dettata dagli ideali dai valori, norme condivise da un determinato popolo. Il mito dell’oblio appartiene alla cultura greca nella dimensione di forte capacità di astrarre i valori per poterli rifondare. Le altre civiltà conservano i valori e rendono la memoria conservativa globale, omnicomprensiva, mentre la memoria greca non risulta conservativa, ma dinamica, per cui il ricordo narrato, tramandato, cantato non scompare ma risulta legato all'evento associato ad una gamma di emozioni suscitate dall'evento stesso.
Quanto della memoria individuale si deposita in quella collettiva rappresenta una possibilità molto limitata, perché ogni ricordo personale consegna e trasmette pensieri, emozioni, stati d’animo selettivamente alla memoria collettiva, in grado di recepire le “biblioteche viventi”, la narrazione di ricordi delle vite degli anziani, legittimi depositari di un più lungo passato.
La memoria collettiva deve andare di pari passo con il ricordo individuale con la presa di coscienza di possedere una personalità inserita nel mondo.
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George Orwell, 1984
In controtendenza al ruolo dell'educazione scolastica oggi non si privilegia una storia per eventi nel senso del perenne fluire degli avvenimenti, ma una storia per problemi e questioni, in modo diacronico, imposto dalla frenesia dei mass media.
Dal contesto degli eventi i problemi emergono per necessità intrinseca, nel raccordo antitetico tra valore del ricordo della memoria e civiltà dei consumi tendente a bruciare il passato ed il presente che immediatamente in continuo moto di accelerazione e di efficientistica selettività si trasformano in passato da dimenticare ed archiviare.
Da questo punto di vista l’istruzione dovrebbe svolgere la nobile funzione in opposizione al pericolo che l’accelerazione del tempo prodotto dal consumismo elimini la consapevolezza del valore e dignità del passato individuale e collettivo.
Se è vero che la memoria è custode del tempo non possiamo pensare di ricordare eliminando il tempo e la storia per come si è svolta in verità. La speranza va conservata ed alimentata dal ricordo per continuare a credere nella "intima bontà dell’uomo”, perché è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della guerra, della distruzione, della miseria, della confusione.
La storia è un progresso positivo che volge al bene, rinnovandosi alla pace, per cui anche la spietata durezza dei conflitti cesserà e ritorneranno l’ordine, la pace, la serenità. E anche se tutto dovesse ripetersi all'infinito ogni volta sarà diversa dalle precedenti. Anche se la pietas allevia le ferite del tempo, le cicatrici resteranno per sempre tra i ricordi degli uomini, verranno custoditi nella memoria e lo renderanno responsabile dell’azione nel passato, come protagonista delle storie individuali, inserite nei plurimi contesti collettivi della Storia globale in continua evoluzione, e tutto questo grazie alla nobile azione del ricordare il passato.

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