"Mi resta da chiarire la parte che in questo golfo fantastico ha l’immaginario indiretto, ossia le immagini che ci vengono fornite dalla cultura, sia essa cultura di massa o altra forma di tradizione. Questa domanda ne porta con sé un’altra: quale sarà il futuro dell’immaginazione individuale in quella che si usa chiamare la “civiltà dell’immagine”? Il potere di evocare immagini in assenza continuerà a svilupparsi in un’umanità sempre più inondata dal diluvio delle immagini prefabbricate? Una volta la memoria visiva d’un individuo era limitata al patrimonio delle sue esperienze dirette e a un ridotto repertorio d’immagini riflesse dalla cultura; la possibilità di dar forma a miti personali nasceva dal modo in cui i frammenti di questa memoria si combinavano tra loro in accostamenti inattesi e suggestivi. Oggi siamo bombardati da una tale quantità d’immagini da non saper più distinguere l’esperienza diretta da ciò che abbiamo visto per pochi secondi alla televisione. La memoria è ricoperta da strati di frantumi d’immagini come un deposito di spazzatura, dove è sempre più difficile che una figura tra le tante riesca ad acquistare rilievo."
(Calvino, Lezioni americane, Sei proposte per il prossimo millennio, Visibilità)
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Omologazione causata dai mass media |
Il tema delle immagini, già trattato nella lezione sull'esattezza,
viene ripreso anche a proposito della visibilità, ma questa volta
non si sofferma sulla mancanza di significato e scarsa capacità
delle immagini di imporsi all'attenzione, bensì
sull'incapacità delle persone di distinguere l’esperienza
diretta da ciò che viene visto alla televisione per pochi secondi.
Questa volta Calvino si riferisce all'omologazione di cui i mass
media sono una causa, questa non è solo una sua impressione. Anche
altri intellettuali profeti del Novecento come Eco e Pasolini avevano
intuito prima di Calvino tutto ciò. Calvino definisce il periodo in
cui vive come “civiltà dell’immagine”, definizione per certi
versi vaga visto che tutta l’arte, dalla preistoria ad oggi è
caratterizzata da immagini. Ma la sostanziale differenza tra l’arte
e le immagini provenienti dalla televisione sta nel processo con cui
vengono create: in un'opera d’arte l’artista rappresenta
un’immagine creatasi nella sua mente sognando oppure se stesso, la sua
storia, un ideale in cui crede, e chi osserva la sua opera può
rivivere le stesse emozioni che ha provato l’artista al momento del
concepimento: un’esperienza diventa immagine per tornare
esperienza. Lo stesso vale per la letteratura, anche questa basata
sulle immagini che creandosi nella mente del lettore gli permettono
di vivere la narrazione come protagonista, lasciandogli nella memoria
il ricordo di aver vissuto una seconda volta nella propria vita. Le
immagini mediocri propinate e imposte dalla televisione invece
nascono dal nulla, prive del senso di esistere, ma nonostante ciò
vengono assimilate passivamente da chi le vede, accumulandosi
nella memoria e
rendendo l’uomo incapace di distinguere l’esperienza diretta da
ciò che abbiamo visto per pochi secondi alla televisione. Bisogna
impedire a chi sta dietro queste immagini di trasformare un popolo
con una storia e dei valori in dei burattini programmati a vivere
secondo le sue leggi. Bisogna quindi imparare a fidarsi delle proprie
esperienze, non bisogna aver paura del mondo, guardandolo attraverso
uno schermo comodamente seduti su una poltrona pensando di vivere
bene, perché non è vero. Sono le ferite sulla pelle a farci
crescere, sono i ricordo di quelle ferite, le loro cicatrici, che ci
permettono di agire diversamente in futuro, con coscienza e
sicurezza.
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